Il Decreto Sviluppo 2012, eliminando ostacoli di natura civilistica e fiscale, ha favorito il ricorso a strumenti quali Obbligazioni e Cambiali finanziarie anche tra società non quotate e PMI.
Anche per le imprese italiane è ora possibile emettere i cosidetti MiniBond che consentono di diversificare l’esposizione finanziaria emettendo titoli destinati ad investitori diversi dalle banche.
Le norme sono state emesse a seguito delle difficoltà delle aziende di ottenere finanziamenti dal sistema bancario. Il problema è infatti diffuso, anche le aziende che vedono spiragli di crescita e di sviluppo si scontrano con il sistema bancario quando cercano un finanziamento. Questo infatti non riesce più a svolgere la propria funzione e la maggior parte delle banche è essa stessa in una fase di crisi che non riesce a superare agevolmente.
In questo contesto si inserisce la possibilità, anche per le aziende non quotate di finanziarsi con questo nuovo strumento : i Minibond. Ovviamente non tutte le aziende o i progetti possono essere finanziati con questo strumento ( una analisi della fattibilità del finanziamento con i minibond può essere richiesta tramite questo link ).
I Minibond possono essere emessi da società non quotate a condizione che:
► l’emissione sia assistita da uno sponsor;
► l’ultimo bilancio dell’emittente sia revisionato da un revisore legale o da una società di revisione;
► I titoli siano collocati presso investitori qualificati e circolino esclusivamente tra tali investitori a condizione che non siano direttamente o indirettamente soci.
Un minibond quindi è un vero e proprio prestito obbligazionario che può essere emesso da una azienda non quotata. La novità è importante, grazie alla norme ed alle agevolazioni ad essa collegate si apre anche in Italia la possibilità di effettuare dei private placement di debito da parte delle aziende, anche non quotate, direttamente agli investitori anche se nel nostro caso, la platea di potenziali acquirenti di Minibond è limitata ai finanziatori istituzionali.